E' da poco tempo che scrivo e parlo dei prodotti della nostra cara Madre Terra il Cilento, ma rimango sconcertato dalla grandezza e vastità del territorio e dalle meraviglie paesaggistiche che si possono "godere", anche solo con gli occhi, a qualche decina di chilometri rispetto Salerno. Questi erano i pensieri che mi accompagnavano in macchina verso Bellosguardo ,dove vi attendevano i soci della cantina vinicola Belrisguardo di Antonella, Vito, Romano e Roberto.
Storicamente Bellosguardo era segnalato come villaggio "castrum cum fortellino" negli inventari del 1412 e del 1420, dove la rocca veniva descritta ad occidente con un bellissimo orizzonte, da ciò il nome di Belrisguardo, come opina il Di Stefano (estratto storiografico dall'enciclopedia sul Cilento di Domenico Volpe).
La cantina si presenta modestissima, ma si evince subito che per Romano questa è diventata la sua seconda casa, dove passa intere giornate a garantire la qualità dei suoi due vini in produzione, Argylos e le Maute. L'azienda conta circa venti ettari di terreno, tra cui quattro ettari impiantati a vigneto con conduzione Biologica (quindi rispettando diversi standard che gli vengono imposti al fine di garantire una produzione di qualità) e tredici ettari di copertura aziendale. La resa dell'azienda è stata di circa 50/60 quintali di mosto, con una produzione di bottiglie non molto numerosa, che ci fa capire già il lavoro di qualità segnato nella vigna. Il terreno ha la stessa trama caratteristica di quelli Cilentani, ossia calcareo- argilloso con il circa 41% di argilla, e sullo sfondo di questo l’azienda ha giocato d'ingegno e ha deciso di chiamare il suo vino appunto Argylos, mentre le Maute verrebbe invece da un nome storico associato ad una famiglia di Bellosguardo. L'etichetta dei vini è davvero una cosa interessante, curata da Anna Guercio che ha permesso di vincere il premio come miglior etichetta nella manifestazione Wine Festival internazionale di Paestum 2012. Infatti è serigrafata (getto di inchiostro caldo direttamente sul vetro) che oltre a conferire una certa estetica è molto utile ai fine della conservazione dell'etichetta della bottiglia in ambienti umidi come una cantina. La scritta in latino verso il lato destro è estratta da un ritrovamento su una campana di una chiesa a Bellosguardo dove è stata rimaneggiata dal latinista e socio dell'azienda Fusco Roberto con citazioni di Orazio e della Carmina Burana. La linea rossa rappresenterebbe due cose importantissime: il profilo di Belrisguardo, condottiero romano, e il profilo dei monti Alburni. L'etichetta non deve essere assolutamente una cosa da sottovalutare, poiché è uno degli oggetti di studio più importanti nel fenomeno dell'enoturismo, tale da legare in maniera indissolubile il vino al territorio, così da permettere di rintracciare in maniera intuitiva i territori d'origine del vitigno. Ed ora direi di passare all'analisi di ciò che sta dentro questa bottiglia così ben costruita sia da un punto di vista storico che estetico; il vitigno Aglianico, meraviglioso frutto che vendemmiato e vinificato ci permette di esplorare sensazioni, emozioni e ricordi all'interno di un semplice contenitore di vetro, conviviale di serata passate da solo o in compagnia di altre persone. Di fatti entrambi i vini hanno una personalità eccellente, un carattere singolare rimarcando in vari tratti organolettici il luogo da dove provengono: il Cilento. In particolare l'Argylos, che proviene da uve aglianico 100% selezionate da cloni autoctoni di coltivazione biologica. Per quanto riguarda l'affinamento e l'invecchiamento la scelta della cantina è ricaduta su Barrique di rovere francese nuove, che vengono riciclate e ripristinate sempre dalla stessa ditta francese, onde evitare contaminazioni di origine. Questa politica dell'azienda rispecchia la filosofia - BIO - di cui va degnamente a passo, garantendo la genuinità del prodotto finito. Per dipiù alcuni affinamenti sono riservati al passaggio in legno di castagno della stessa capienza della barrique, circa 225 litri, abilmente fabbricati da alcuni artigiani di Bellosguardo. Per L'Argylos la maturazione prevede 12 mesi di barrique nuove francesi e di castagno con un affinamento di almeno 6 mesi in bottiglia, mentre le Maute , che subisce anche processi di estrazione più lunghi rispetto al precedente, matura 12 mesi in barrique nuove francesi e di castagno, con altri 9 mesi di maturazioni in acciaio e almeno 12 mesi in bottiglia ( infatti il titolo alcolometrico supera di quasi mezzo grado quello riportato in etichetta). Il vino, sempre nell'ottica biologica non subisce filtrazioni aggressive, quindi solo una precipitazione a freddo dell'acido tartarico e una filtrazione grossolana con fogli di cartone. Tutto questo serve a far rimanere inalterato le proprietà organolettiche del vino e per conservare al meglio i flavours originali, a discapito di qualche traccia di sedimento che non influisce sul giudizio finale del vino.